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Epistolario > Volumen 20 (Diciembre 1908... > Vol. 20 - carta 70

Datos del fragmento

Remitente EUGENIO MELE Destinatario MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO Fecha 12 gennaio 1908 Lugar Napoli

Texto

Volumen 20 - carta nº 70

De EUGENIO MELE
A MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO

Napoli, 12 gennaio 1908 [por 1909] [*]

Preg. mo Professore e amico, rispondo con un piccolo ritardo alla sua gradita lettera del 19 dicembre perchè, a causa dei soccorsi che Napoli ha apprestato ai profughi e ai feriti dell’inmenso disastro di Messina e Calabria, non ho avuto un momento disponibile. Son lieto peraltro di annunziarle, sicuro di farle cosa gradita, che un nostro ispanofilo, il prof. Antonio Restori, è per fortuna scampato al terremoto, insieme a molti suoi colleghi miei amici dell’Università di Messina.

Un editore di qui mi ha promesso di procurarmi la 2.ª ediz. della Storia critica dei Teatri di Napoli del Napoli-Signorelli, prima che finisca questa settimana. Spero quindi mandargliela al più presto. Più difficile sarà per me il procurarle le rime di Bernardo Tasso, di cui le prime edizioni sono rarissime; e l’ultima edizione, a cura del Serassi, del 1749 (Bergamo), è anche rara a trovarsi. Ad ogni modo, non dispero di potergliela mandare tra non molto.

Le aggiungo un altra notizia rispetto alle versioni italiane delle poesie di Garcilaso de la Vega. Tra i traduttori del poeta spagnuolo, merita di essere ricordato l’abate Pompeo Figari, genovese, uno dei fondatori dell’Arcadia. In una scelta di sonetti del p. Ceva ( Scelta di Sonetti con varie critiche osservazioni, ed una dissestazione intorno al sonetto in generale. Seconda ediz. In Venezia, 1751, p. 232) si legge, come originale, il seguente son. ch’è versione d’uno di Garcilaso, e che Le trascrivo a tergo di questo foglietto. Con i miei più cordiali saluti, me Le dico con sentita stima e affetto suo affmo.

Eugenio Mele

ANEXO A CARTA DE 12 ENERO 1908

Come tenera Madre, a cui dolente
Infermo fanciullin chiede quell’esca,
Cui s’egli ottien, si può temer che cresca
A gran passi maggiore il mal presente.
Pur tra pianti di lui cieca sua mente
Non prevede quel danno undi gli accresca,
E con quel cibo alfin che sí l’adesca,
Mentre il consola, il suo morir consente.
Così all’egro mio errore, il cui pensiero
Vaga Ninfa in bramar pose sua sorte,
Io pur toglier correi cibo sí fiero.
Ma nel folle desío questo è sí forte,
Che, poichè in van più contraddirgli io spero,
Ahí che alla sua consento, e alla mia morte!

TRADUCCION

Muy apreciado profesor y amigo: Contesto con un poco de retraso a su grata carta de 19 de diciembre, porque debido a los auxilios que Nápoles ha prestado a los prófugos y a los heridos del inmenso desastre de Mesina y Calabria, no he tenido un momento disponible. Me satisface por lo demás anunciarle, con la seguridad de darle una buena noticia, que un hispanófilo nuestro, el profesor Antonio Restori, ha salido afortunadamente indemne del terremoto, junto con muchos colegas suyos amigos míos de la Universidad de Mesina.

Un editor de aquí me ha prometido procurarme la segunda edición de la Historia crítica de los Teatros de Nápoles de Napoli-Signorelli, antes que termine esta semana. Espero, pues, mandársela cuanto antes. Más difícil será para mí proporcionarle las Rimas de Bernardo Tasso, cuyas primeras ediciones son rarísimas; y la última edición, al cuidado de Serassi, de 1749 (Bergamo), es también rara y difícil de encontrarse. De todos modos, no desespero de poder mandársela sin tardar mucho.

Le añado otra noticia referente a las versiones italianas de las poesías de Garcilaso de la Vega. Entre los traductores del poeta español, merece ser recordado el abate Pompeo Figari, genovés, uno de los fundadores de la Arcadia. En una selección de sonetos del p. Ceva ( Selección de Sonetos con varias observaciones críticas, y una disertación en torno al soneto en general. Segunda edic. En Venecia, 1751, p. 232) se lee, como original, el siguiente soneto, que es versión de uno de Garcilaso, y que le transcribo a la vuelta de esta hoja.

Con mis más cordiales saludos me ofrezco con profunda estima y afecto su affmo.

Eugenio Mele

 

Notas

[*] Según los datos internos