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Epistolario > Volumen 20 (Diciembre 1908... > Vol. 20 - carta 36

Datos del fragmento

Remitente EUGENIO MELE Destinatario MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO Fecha 22 dicembre 1908 Lugar Napoli

Texto

Volumen 20 - carta nº 36

De EUGENIO MELE
A MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO

Napoli, 22 dicembre 1908

Carissimo Professore e amico: mi perdoni se con tanto ritardo la ringrazio sentitamente dei due suoi bellisimi volumi che ha voluto mandarmi in dono: l'uno e l'altro saranno annunziati nel prossimo fascicolo degli Studi di filologia moderna, e mi ropongo di parlarne a lungo quanto prima. Il Direttore degli Studi, prof. Guido Manacorda (Via Carmola, 270, Catania (Sicilia), mi ha incaricato di pregarla a voler mandare qualche suo lavoro per la rivista ch'egli dirige, la quale sarà orgogliosa di poterla annoverare tra i suoi collaboratori.

Della nota sul verso de arte mayor, a pp. 482-5, del suo volume sul Boscán, terrò conto, se un giorno mi deciderò a ristampare il mio articoletto. Delle parole gentili e benevole, che usa al mio riguardo, ne la ringrazio sentitamente.

Son sicuro che a quest'ora avrà ricevuto le Vicende della coltura del Napoli-Signorelli, e quanto prima spero poterle mandare la Storia critica dei Teatri. Con questa mia lettera, Le perverrà anche un n.º di Napoli nobilissima con una nota aggiunta del Croce all'articolo su Laura Terracina - il cui sonetto a Garcilaso non si trova tra le sue rime a stampa e sarà bene ch'ella lo ristampi-, e il volume dell'amico Fortunato Pintor su Bernardo Tasso, ch’è un pregevole e utile lavoro sulla vita e le opere del padre di Torquato. Il Pintor è bibliotecario a Roma della Biblioteca del Senato; modesto quanto valoroso, alla mia richiesta, ha subito risposto ínviandomi la copia del suo studio, che m’affretto a mandarle.

Passo ora a darle una notizia che potrà esserle utile per il suo vol. su Garcilaso. Tra i traduttori italiani delle poesie di Garcilaso, oltre il Conti e il Masdeu, non dimentichi di ricordare Pietro Monti di Como, sacerdote e professore, che nel 1836 stampò anonimo a Como un volume di Saggi in verso e in prosa di letteratura spagnuola dall'origine di quella lingua sino al secolo XIX, come parte di un manuale di quella letteratura; e nel '50 a Milano diede altresì una raccolta di Romanze storiche e moresche e poesie scelte spagnole, ristampatasi nel 1855, dopo aver tradotto altresì commedie del Calderon, e di Lope de Vega. Tra le poesie scelte inserite in appendice alle Romanze storiche (Milano, 1855, pp. 245-6) v’e la traduzione dell'egloga di Garcilaso El dulce lamentar. A titolo di saggio Le riferirò le prime strofe.

Conteró di Salicio e Nemeroso,
Ambo pastori, il tenero lamento,
Imitandone il suon. Preso al gentile
Canto le loro agnelle, i dolci amori,
Immemori dell'erbe, udiano immote.
Tu che otteniste per tue grandi gesta
Un grado segnalato e nome illustre,
Albano duca, o sii intento adesso
L'inclito regno a governare; o vôlto
Ad altri studi, rappresenti in terra, Sfolgorando nell'armi, il fiero Marte;
O da'negozi sciolto, e dalle gravi
Cure, ti piace di cacciar le fiere,
Su focoso destrier stancando il monte,
E de'timidi cervi le veloci
Orme premendo fuggitivi indarno.
Tosto, che a'miei dimessi ozi eruditi
Sarò raso, soggetto a'versi miei
Tue gand'opre saranno e tue virtudi,
Prima che io sia consunto, e a un tanto mio,
O sovrano gerriero, obbligo manchi.
Mentre dunque che giunge il di predetto
Me dal debito a sciogliere, che mio
Non è sol, di cantare il tuo gran nome,
Ma debito è comune, e d'ogni sommo
Intelletto, che esalti i degni fatti,
L'albero trionfal, che stretto cinge
A te la fronte glorïosa, all'edra
Loco conceda, che or si pianta e nutre
All'ombra tua, e a poco a poco sorge
Poggiata all'lauri tuoi. Finchè n'è il tempo
D' miei pastor'porgi le orecchie al canto.

Come vede il Monti è ben lontano dall'eleganza del Conti, al quale per altro rimproverava di aver tradotto sonetti e canzone di stile petrachesco, egloghe a imitazione dei nostri bucolici del Cinquecento; dimodochè, conchiudeva, la sua è traduzione di traduzione. Rimproverava anche al Conti di non aver compreso, nella sua scelta, le romanze storiche che sono le poesie veramente originali ed eccellenti della letteratura spagnuola. Ma come poi tentò il Monti di farle conoscere agl'italiani? Traducendole miseramente in prosaici endecasillabi. Eccole per saggio i primi versi del romance (Con cartas sus mensajeros):

A Carpio il Re mandò lettre e messaggi,
Bernardo, come saggio, un tradimento
Sospettando, gittò le lettre al suolo E disse al messagger: tu sei amico,
E non hai colpa in questo; al Re, di cui
Sei messaggio, farai questa risposta:
Che di lui non fo stima, e nulla quanti
Lui somigliano apprezzo; tuttavolta
Per sapere da me che cosa ei brami,
Recherommi da lui...

E qui fo punto, non senza per altro prima inviare y miei migliori auguri per il nuovo anno e i miei piú cordiali e rispettosi saluti.

Con piena stima, me Le dico di Lei devo. mo e obbligatissimo

Eugenio Mele

TRADUCCION

Queridísimo profesor y amigo: perdóneme que con tanto retraso le agradezca en el alma sus dos bellísimos volúmenes con los que ha querido obsequiarme: uno y otro serán anunciados en el próximo fascículo de los Studi di Filologia moderna, y me propongo hablar de ellos extensamente cuanto antes. El director de los Studi, prof. Guido Manacorda (Via Carmola, 270, Catania, Sicilia), me ha encargado le ruegue que tenga la bondad de mandar algún trabajo suyo, para la revista que él dirige, la cual estará orgullosa de poder contarle entre sus colaboradores.

La nota sobre el verso de arte mayor, en p. 482-5 de su volumen sobre Boscán, la tendré en cuenta si algún día me decido a reeditar mi articulejo. Le agradezco en el alma las gentiles y benévolas palabras que escribe sobre mí.

Estoy seguro de que a estas horas habrá recibido ya las Vicisitudes de la cultura de Napoli-Signorelli, y cuanto antes espero poder mandarle la Historia crítica de los Teatros. Con esta carta mía le llegará también un núm. de Napoli nobilissima con una nota añadida por Croce al artículo sobre Laura Terracina - cuyo soneto a Garcilaso no se halla entre sus rimas de imprenta y será bueno que Vd. lo reedite- y el volumen del amigo Fortunato Pintor sobre Bernardo Tasso, que es un apreciable y útil trabajo sobre la vida y las obras del padre de Torcuato. Pintor es bibliotecario en Roma de la Biblioteca del Senado; tan modesto como valioso, a mi demanda ha contestado enseguida enviándome el ejemplar de su estudio, que me apresuro a mandar a Vd.

Paso ahora a darle una noticia que podrá serle útil para su volumen sobre Garcilaso. Entre los traductores italianos de las poesías de Garcilaso, además de Conti y Masdeu, no olvide recordar a Pietro Monti di Como, sacerdote y profesor, que en 1836 publicó anónimo en Como un volumen de Ensayos en verso y en prosa de literatura española desde los orígenes de esta lengua hasta el siglo XIX, como parte de un manual de aquella literatura; y en el 50 en Milán dio también una selección de Romances históricos y moriscos y poesías selectas españolas, reimpresa en 1855, después de haber traducido comedias de Calderón y de Lope de Vega. Entre las poesías selectas insertadas como apéndice a los Romances históricos (Milán, 1855, pp. 245-6) está la traducción de la égloga de Garcilaso «El dulce lamentar». A título de ejemplo le transcribiré las primeras estrofas:

[......]

Como ve, Monti está muy lejos de la elegancia de Conti, al cual por otra parte reprochaba el haber traducido sonetos y canciones de estilo petrarquesco, églogas a imitación de nuestros bucólicos del Quinientos; de modo que, concluía, la suya es traducción de traducción. Reprochaba también a Conti el no haber incluido en su selección los romances históricos, que son las poesías verdaderamente originales y excelentes de la literatura española. Pero ¿cómo intentó después Monti darlos a conocer a los italianos? Traduciéndolos miserablemente en prosaicos endecasílabos. Aquí le pongo como ejemplo los primeros versos del romance «Con cartas sus mensajeros»:

[......]

Y aquí pongo punto final, no sin aprovechar para mandarle mis mejores deseos para el año nuevo y mis más cordiales y respetuosos saludos.

Con toda estima soy su affmo.

Eugenio Mele

 

Notas