Buscar: en esta colección | en esta obra
Epistolario > Volumen 13 (Junio 1894 -... > Vol. 13 - carta 69

Datos del fragmento

Remitente ARTURO FARINELLI Destinatario MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO Fecha 21 agosto 1894 Lugar Belgirate (Lago Maggiore) Italia

Texto

Volumen 13 - carta nº 69

De ARTURO FARINELLI
A MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO

Belgirate (Lago Maggiore) Italia, 21 agosto 1894

Ottimo e carissimo Signore, La sua lettera che aspettava ansiosamente a Monaco m'è giunta soltanto dopo aver compiuto un lungo viaggio in Austria ed in Germania, e, fra altre, dopo un pellegrinaggio ch'io feci alla Mecca dei Wagneriani a Bayreuth, dove m'attasse la mia passione musicale grandissima ed un geniale convegno d'amici. A Innsbruck non ho potuto far nessuna ricerca sull'Ens e sul libro in questione perche la biblioteca è meschinissima. L'Epidorpidum non lo conosco, lo troverò certo nel mio prossimo viaggio a Monaco o a Vienna; o vuol Ella ch'io scriva ad amici a Berlino od altrove? Delle informazioni indirette diffido io quasi sempre; è probabile che la sua supposizione sia vera. Entro novembre le darò esatte notizie, e s'Ella desidera le unirò un pacco enorme di aggiunte alla mia Germania e Spagna, colle quali riduco le mie memorie rifacendole in seguito a due grossi volumi. Di un interessante Canzoniere inedito al British Museum (non registrato dal Gayangos) e che verrà pubblicato da un caro mio amico con note della Vasconcellos, come pure d'ignoti poemi cavallereschi, ho notizia. Nella Zeitschrift für romanische Philologie comparità presto un resoconto.

Non ho ancora fatto il piano definitivo del mio viaggio in Ispagna. Amici di Barcellona non mi soccorrono con consigli ed io sono pienamente all' oscuro degli orari di ferrovie in Ispagna, se vi siano o no biglietti circolari ecc. Lo scriver lettere, le ripeto, (e lo si può studiare nella letteratura spagnuola) non è il forte dello spagnuolo, e lo straniero rimane talvolta crudelmente deluso. Con tutta probabilità partirò il 3 settembre da Genova per Barcellona. Il 7 od 8 potrei già essere a Santander; ho un desiderio irresistibile di vederla e di dimostrarle a voce quant'io la stimi, quant'io l'ami e quant'abbia imparato dai suoi scritti. Non potrò fermarmi che pochissimo tempo. Ripartirò in seguito per l'Asturia e Galizia e León, provincie ch'io desidero studiare nel loro speciale carattere e descrivere in quel libro di divulgazione di cui le parlai. Delle delizie della Spagna meridionale, ipiù ne hanno già discreta contezza.

Al 1.º ottobre sarò a Madrid col Professore Novati, Direttore del Giornale Storico, mio amico. Io lavoro sul Seicentismo, Marinismo, Spagnolismo. Ai primi di novembre ritornerei toccando (se i miei scarsi mezzi me lo permettono) Granada, poi io punterei su Valencia. Ai 15 continuo le mie lezioni ad Innsbruck.

Non ho ricevuto da Torino finora copie separate della mia recensione al Croce, che, com'Ella vedrà, è un completo rifacimento. Le mando però ora, anche perchè desidero che qualche numero del nostro Giornale (davvero splendido, e pel suo scoppo unico, non superato, nemmeno uguagliato dalla Germania stessa) passi oltre i Pirenei, gli ultimi 2 fascicoli completi. Avverta, egregio e carissimo Signore, ch'io scrissi queste pagine nel Febbraio di quest'anno, e che ora avrei assai mutato e l'ordine e il contenuto della mia memoria. Il Croce stesso, al quale Ella fa troppo onore nelle sue belle recensioni nella España Moderna, (è quasi ingiusto che un sol uomo che scrive memoriuccie d'infimo lavoro e di poca importanza e che si stendono in poche ore —potrei fare 500 e più opuscoli io stesso sulla Germania e la Spagna se non mi sforzassi di raggruppare il tutto dietro un'idea principale— occupi quasi tutto il posto di un'unica rivista critica della Spagna. Entro l'anno compaiono lavori di ben altra importanza come quello del Morel-Fatio: (Memoires di Villars ecc.); del Bait (ora nel Grundiss); del Borinski: (Baltasar Gracián und die Hofliteratur in Deutschland,, Halle, 1897) importante libro del quale parlerò io stesso a lungo nella Zeitschrift für vergleichende Literatur, ed altri) il Croce dico, che dispone di un'infinità di milioni, ha voluto villeggiare a Innsbruck per esser con me ed avere un po' miglior contezza della letteratura spagnuola, che conosce assi superficialmente. Ci siamo trovati freuentissime volte; s'aspetti ancora (oltre il Garcilaso ch'è magno quanto mai e tolto dal Navarrete) una stilla d'altri opuscoli comodi a farsi ch'è un piacere. Ma il Croce ha anche un'erudizione svariatissima, non nel campo speciale Italo-Spagnuolo.

Siccome credo che la mia recensione sia di qualche importanza, le manderò, quanto prima, due estratti, che potrà distribuire a suo talento. La nomino ad ogni istante, perchè mi preme che l'Italia dotta la conosca ed apprezzi i numerosi e solidi suoi lavori. Prima di corrisponder meco, il Croce e tant'altri ignoravano affatto che vi fosse un Menéndez al mondo. M'estendo pure nella parte bibliografica, perchè persino i titoli della più parte dei libri spagnuoli, sono ignoti agli Italiani

Dall'assidua mia propaganda per gli studi spagnuoli in Italia, daranno piena testimonianza i lavori, infinitamente più rilevanti di quelli del Croce, dei miei amici: Cian, Gorra ed altri, che aiuto per quanto posso, anche a discapito gravissimo dei miei studi. Il primo ha preparato una grossa monografia su Giambattista Conti . Il materiale spagnuolo ho potuto fornirglielo io stesso con gravi stenti. Il secondo (veda anche la mia recensione) tratterà del Conde de Alarcos nelle varie letterature. Nuove, affatto, saranno le notizie sul dramma dello Schlegel, ch'è tutto altro di ciò che si credeva fin'ora. Il Renier, intimissimo mio, tratterà d'alcune fonti di Juan Ruiz ecc.

Sono già annunciati parecchi volumi d'un ignoto (sic) pure sull'Italia e la Spagna (sarà un genere di Picatoste); il catalogo su manoscritti spagnuoli alla Nazionale di Napoli del Miola, e qualche altra opera che l'interesserà vivamente. Id stesso vivo più per gli amici che per me e non avanzo gran fatto nelle mie ricerche. La 3.ª parte (suddivisa in 2 di discreta importanza) della Germania e Spagna, scritta già fin dal Maggio scorso, a causa delle feste centenarie di Hans Sachs, non si potrà pubblicare che a fin d'anno. Due copie le spedirò a Madrid.

Termino perchè debbo già averla annoiata abbastanza. Ho sofferto d'alcune indisposizioni piuttosto gravi, prodotte dal mio continuo ed infruttuoso vagare pel mondo; non mi son punto preparato pel viaggio che intraprendo; le mie carte giacciono disordinate e disperse; io vado al Lago, mi lascerò cullare dalla natura e reprimo a stento la gioia che provo di riveder presto la Spagna, ond'esser pi riflessol e più attivo.

È, il Morel-Fatio chi m'ha consigliato di recarmi nelle tre provincie settentrionali indicatele. Può Ella suggerirmi miglior consiglio?

Mi balza già il cuore del piacere di rivederla. Perdoni alle mie fantasticherie, ai miei entusiasmi giovanili e mi ricordi talvolta.

Devotissimo suo

Arturo Farinelli

Il Platen y Calderón, riposa per ora, benchè quasi tutto il materiale sia riunito. Non potrò vedere l'autobiografia manoscritta che nel Dicembre prossimo, anche allora con incredibile difficoltà.

Alcune correzioni ed aggiunte alla mia recensione le unirò nei prossimi estratti. Della Triste Reyna, (il Croce, anche l'Amalfi, ignora che v'è un dramma di Lope) ed uno imitato dal Lope, di tres ingenios: Il monstruo de la fortuna nelle Comedias escogidas de varios ingenios de España , del poema del'Hernández, del Garcilaso, ecc. —a proposito, dimenticavo di dirle che sulle fonti italiane di Garcilaso scrive ora l'amico Flamini un articolo erudito e assai itnportante— e di una falange d'altri opuscoli che seguiranno, mi occuperò più tardi sommariamente in qualche rivista. Di nuovo mille affettuosi saluti.

TRADUCCION

Mi bueno y querido amigo: su carta que esperaba ansiosamente en Munich me ha llegado sólo después de haber hecho un largo viaje por Austria y Alemania y, entre otras, después de una peregrinación que hice a la meca de los Wagnerianos en Bayreuth, adonde me atrajo mi grandísima pasión musical y una cita genial de amigos. En Innsbruck no he podido hacer ninguna investigación sobre Ens y sobre el libro en cuestión porque la biblioteca es muy deficiente. El Epidorpidum no lo conozco, lo encontraré seguramente en mi próximo viaje a Munich o a Viena; ¿o quiere Vd. que escriba a amigos a Berlín o a otras partes? De las informaciones indirectas desconfío casi siempre; es probable que su suposición sea verdadera. Dentro de noviembre le daré noticias exactas, y si Vd. lo desea uniré a ellas un paquete enorme de adiciones a mi Germania e Spagna, con las cuales reduzco mis memorias rehaciéndolas seguidamente a dos gruesos volúmenes. Tengo noticia de un interesante Cancionero inédito en el Museo Británico (no registrado por Gayangos) y que va a ser publicado por un querido amigo mío con notas de la Vasconcellos, así como de poemas caballerescos desconocidos. En la Zeitschrift für romanische Philologie aparecerá pronto un informe.

Todavía no he hecho el plan definitivo de mi viaje a España. Amigos de Barcelona no me ayudan con sus consejos y estoy totalmente a oscuras sobre los horarios de los ferrocarriles en España, si hay o no billetes circulares (kilométricos), etc. Escribir cartas, le repito (y puede estudiarse en la literatura española) no es el fuerte del español, y el extranjero se queda a veces cruelmente desilusionado. Con toda probabilidad partiré el 3 de septiembre de Génova para Barcelona. El 7 o el 8 podría ya estar en Santander; tengo un deseo irresistible de verle y de manifestarle de palabra cuánto le estimo, cuánto le amo y cuánto he aprendido de sus escritos. No podré detenerme sino poquísimo tiempo. Saldré enseguida para Asturias, Galicia y León, provincias que deseo estudiar en su especial carácter y describir en aquel libro de divulgación de que le hablé. De las delicias de la España meridional ya tiene todo el mundo bastante conocimiento.

El 1.º de octubre estaré en Madrid con el profesor Novati, director del Giornale Storico y amigo mío. Yo trabajo sobre el Seiscientismo, Marinismo, Españolismo. A primeros de noviembre regresaría tocando (si mis escasos medios me lo permiten) Granada, y luego enfilaría hacia Valencia. El 15 debo continuar mis clases en Innsbruck.

No he recibido hasta ahora de Turín separatas de mi recensión a Croce que, como Vd. verá, es una completa reelaboración. Sin embargo, le mando ahora, también porque deseo que algún número de nuestro Giornale (realmente espléndido, y, por su finalidad única, no superado, ni siquiera igualado por la misma Alemania) pase al otro lado de los Pirineos, los dos últimos fascículos completos. Tenga en cuenta, ilustre y querido señor, que yo escribí estas páginas en febrero de este año, y que ahora habría alterado bastante tanto el orden como el contenido de mi memoria. El mismo Croce, a quien Vd. hace demasiado honor en sus bellas recensiones en la España Moderna (es casi injusto que un solo hombre que escribe memoriuchas de ínfimo trabajo y de poca importancia y que se desarrollan en pocas horas —yo mismo podría hacer 500 y más opúsculos sobre Alemania y España si no me esforzase en reagrupar el conjunto bajo una idea principal— ocupe casi todo el espacio de una única revista crítica de España. Dentro del año aparecen trabajos de muy otra importancia como el de Morel-Fatio (Memoires di Villars etc.), el de Baist (ahora en el Grundriss ) , el de Borinski ( Baltasar Gracián und die Hofliteratur in Deutschland, Halle, 1891), importante libro de que yo mismo hablaré largamente en la Zeitschrift für vergleichende Literatur, y otros) Croce, digo, que dispone de un montón de millones, ha querido viajar a Innsbruck para estar conmigo e iniciarse un poco más en la literatura española, que conoce muy superficialmente. Nos hemos encontrado muchísimas veces; a esperar todavía (además del Garcilaso que es flaco por demás y tomado de Navarrete) un goteo de otros opúsculos fáciles de hacer que es un primor. Pero Croce tiene una erudición variadísima, aunque no en el campo italo-español.

Como creo que mi recensión tiene cierta importancia, le enviaré, cuanto antes, dos separatas, que podrá distribuir a su gusto. En todo instante hablo de Vd., porque me urge que la Italia erudita le conzoca y aprecie sus numerosos y sólidos trabajos. Antes que Vd. se escribiera conmigo, Croce y muchos otros ignoraban por completo que hubiese en el mundo un Menéndez Pelayo. Me extiendo también en la parte bibliográfica, porque los italianos ignoran hasta los títulos de la mayoría de libros españoles.

De mi asidua propaganda de los estudios españoles en Italia darán cumplido testimonio los trabajos, infinitamente más relevantes que los de Croce, de mis amigos: Cian, Gorra y otros, a quienes ayudo en cuanto puedo, incluso con gravísimo menoscabo de mis propios estudios. El primero ha preparado una gruesa monografía sobre Giambattista Conti. El material español he podido proporcionárselo yo mismo con no pocos esfuerzos. El segundo (vea también mi recensión) tratará del Conde de Alarcos en las diversas literaturas. Enteramente nuevas serán las noticias sobre el drama de Schlegel, que es cosa totalmente diferente de lo que se creía hasta ahora. Renier, íntimo amigo mío, tratará de algunas fuentes de Juan Ruiz, etc.

Están ya anunciados varios volúmenes de un desconocido (sic) también sobre Italia y España (será una suerte de Picatoste); el catálogo de manuscritos españoles en la Nacional de Nápoles, de Miola, y alguna otra obra que le interesará vivamente. En cuanto a mí, vivo más para los amigos que para mí mismo y no avanzo gran cosa en mis investigaciones. La 3.ª parte (subdividida en dos de discreta importancia) de la Germania e Spagna, escrita ya desde fines de mayo pasado, debido a las fiestas centenarias de Hans Sachs no se podrá publicar hasta finales de año. Le enviaré dos copias a Madrid.

Termino porque debo de haberle aburrido ya bastante. He sufrido algunas indisposiciones más bien graves, producidas por mi continuo e infructuoso vagar por el mundo; no me he preparado nada para el viaje que emprendo; mis cartas yacen desordenadas y dispersas; me voy al Lago, me dejaré mecer por la naturaleza y a duras penas contengo la alegría que siento de volver a ver pronto España, de donde ser más reflexivo y más activo.

Ha sido Morel-Fatio el que me ha aconsejado que me dirija a las tres provincias septentrionales que le he indicado. ¿Puede Vd. sugerirme un consejo mejor?

Me salta ya el corazón del placer de volver a verla. Perdone mis fantasías, mis entusiasmos juveniles, y recuérdeme alguna vez.

Su afectísimo

Arturo Farinelli

Platen y Calderón descansa por ahora, si bien casi todo el material está ya reunido. No podré ver la autobiografía manuscrita hasta diciembre próximo, y aun entonces con increíble dificultad.

Algunas correcciones y adiciones a mi recensión le adjuntaré en los próximos extractos. De la Triste Reyna (Croce, y también Amalfi, ignora que es un drama de Lope) y uno imitado por Lope, de tres ingenios: El monstruo de la fortuna en las Comedias escogidas de varios ingenios de España , del poema de Hernández, de Garcilaso, etc. —a propósito, se me olvidaba decirle que sobre las fuentes italianas de Garcilaso escribe ahora el amigo Flamini un artículo erudito y bastante importante— y de un montón de otros opúsculos que seguirán, me ocuparé más tarde sumariamente en alguna revista. De nuevo mil afectuosos saludos.

 

Tomada de: Farinelli - Menéndez Pelayo, p. 39-43.

Notas