Buscar: en esta colección | en esta obra
Epistolario > Volumen 12 (Julio 1892 -... > Vol. 12 - carta 520

Datos del fragmento

Remitente ARTURO FARINELLI Destinatario MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO Fecha 15 gennaio 1894 Lugar Innsbruck

Texto

Volumen 12 - carta nº 520

De ARTURO FARINELLI
A MARCELINO MENÉNDEZ PELAYO

Innsbruck, 15 gennaio 1894

Egregio e carissimo Signore, Era giâ rassegnato a non ricevere più nuove da quella Spagna a cui ho dedicato gran parte della mia attività e dei miei studi, quand'Ella, Illustre Signore, colla carisima sua lettera mi sorprende e mi infonde nuovo coraggio.

Non le dico quant'io senta la disgrazia avvenutale in famiglia, che non so di quale natura e quant'abbia già deplorato il disastro avvenuto nella sua città natale. Leggendo i giornali pensava a Lei, mi confortava però sapendola al sicuro a Madrid.

Troppo onore Ella mi fa, volendo far tradurre in spagnuolo le mie due prime parti sullà Spagna in Germania . Va senza dire ch'io lascio a Lei piena facoltà d'ampliare, di ridurre, di correggere; io ho raccolto numerosissime aggiunte, che, se desidera, glie le spedirò disordinate come sono. Vedrà Ella se sarà il caso di utilizzarle. Stavo appunto lavorando alla continuazione (che consisterà in altre cinque o sei parti) ed avevo promesso il primo fascicolo pel numero di Marzo della rivista del Max Koch a Berlino, quando mi capitò da Napoli una memoria accademica di Benedetto Croce: Primi contatti fra Spagna e Italia a me diretta colla preghiera d'una recensione per il Giornale Storico della Letteratura Italiana . Il Croce promette continuare il suo lavoro pel Rinascimento (Vedi le Memorie dell'Accademia Pontaniana. Napoli. Novembre, 1893 ), ma non ha né perfetta conoscenza della letteratura italiana dei primi secoli (della provenzale e della catalana non ne parla, per lui non esiste il Lull, il Vilanova ecc.), ne sufficiente pratica nella letteratura spagnuola nella quale non giunge più in là del Ticknor e dell'Amador de los Ríos. Io gli ho raccomandato le sue opere, sopratutto la sua Historia de los Heterodoxos, che non conosce affatto (ed ho sempre raccomandato a tutti gli Italiani amici i suoi numerosi e profondi scritti), ma intendo scrivere io stesso come introduzione ai miei studi sulla Spagna in Italia un contrapposto più solido, più erudito e più leggibile all'opera del Croce. Glie ne manderò un estratto del Giornale Storico.

In una piccolezza (che contiene sul principio un giudizio ingiusto sul Signor Fernández Guerra, e che Ella riceverà) annunziava, già due anni fa, questi studi.

La continuazione della Germania riuscirà sorprendente pei risultati ai quali arrivo. Stupende le lettere sulla Spagna di Guglielmo d'Humboldt che si pubblicano or ora; interessantissimo lo studio del Cervantes und Goethe (inscrivirebbe una monografia: Goethe e Cervantes). La terza parte contiene: viaggi di tedeschi in Ispagna, giudizi letterari sulla Spagna e sulla letteratura spagnuola fino a Buchholz; viaggi di Spagnuoli in Germania (Andrés, Moratín, José de Viera y Clavijo, non conosco che dal titol l'Itinerario del Viaje científico a Alemania del Diego de Larrañaga); gli Spagnuoli e la letteratura tedesca; traduzioni del Cervantes fino a Tieck; colorito spagnuolo nelle opere tedesche fino ai romantici—Stürmer und Dränger; Klinger, Lenz, ecc.; ammirazione crescente pel Cervantes; Guglielmo d'Humboldt e la Spagna; Goethe e i primi suoi contatti colla Spagna; Goethe e Cervantes (Wilhelm Meister); Schiller e la Spagna, ecc.

Ho altro da scriverle e tralascio di annoverare asciuttamente le singole parti. Io sono talvolta in grande imbarazzo per libri. Si figuri che non ho potuto avere né a Vienna (dove feci un viaggio per quindici giorni) né a Monaco (che visito di frecuente) il Theatro nuevo español. È probabile ch'io l'importuni per notizie. L'Andrés in una delle sue «Cartas» parla di una traduzione spagnuola dello scritto di Federico il Grande sulla Letteratura tedesca che non conosco.

Al Cotta a Stuttgart (dove ci comparse or ora l'ultima —la 5.ª— edizione delle opere del Grillparzer curata dal Sauer) ho scritto di mandargli Studi sulla Spagna e su Lope, del Grande Austríaco. Pei citati spagnuoli ho aiutato anch'io a l'ultima edizione. Ella conservi il volumetto come memoria mia. L'opera su Grillparzer und Lope si va finalmente stampando con tutta celerità. Da Berlino mi scrivono che a metà Febbraio vedrà la luce. Osservi Ella, caro ed illustre signore, i primi fogli d'introduzione e dica pure il suo severo, severissimo giudizio. Quant'io ami ed apprezzi Lope risulterà dal seguito dell'opera, e dal mio studio comparativo di chiusura. Le stampe, potendolo, può rimandarle ad Innsbruck. Lo Schack ha tradotto i miei citati spagnuoli. Il Max Koch e il Sauer stesso, altra illustre gente, ha corretto le mie pecche di lingua (è un affar serissimo, anche con gran pratica, scriver in una lingua non sua e non romanza). I risultati saranno sorprendenti per la Spagna. Io le ripeto, caro ed illustre signore: Grillparzer in cose drammatiche vale cuanto il Lessing e più ancora. Nessuno cognobbe e amò Lope (il maggior poeta della Spagna a mio avviso) meglio di lui.

Se s'interessa al lavoro, per non farlo aspettare le manderò in seguito altri fogli.

Il suo proposito di voler dare da questo Gennaio una sua rivista critica dei lavori concernenti la Spagna nella España Moderna (la quale a vero dire, anche ad onta di qualche buona notizia del Castelar, era rimasta fin ora d'una povertà desolante) m'incanta. Ella è il solo che possa intraprendere un simile lavoro. Vero è che l'Europa tutta gliene sarebbe più grata se, come dissi, a mo' del D'Ancona, fondasse Ella stessa un foglio mensile: Revista Bibliográfica de la Literatura Española. Io non le sarò avaro di notizie per ciò che sarà nelle mie forze. Innsbruck è città di montagne e non di libri. Le raccomando, giacche siamo alle relazioni letterarie, lo scritto riassuntissimo: Paul Scarron's Jodelet Duelliste und seine spanischen Quellen, mit einer Einleitung über die Resultate der bisherigen Forschungen über der spanische Einfluss auf das französchise Drama des 17 Jahrhunderts, di A.R. Peters, in Münchener Beiträge für romanische und englische Philologie, herausgegeben von Breymann und Köppel. München, 1893.

Un lavoro sul romanzo picaresco in Germania che Ella troverà fra le mie aggiunte, non ha importanza critica di sorta d'altro in seguito.

L'assicuro ch'io faccio la più viva propaganda per lo studio della Spagna, sia in patria come all'estero; ma le mie forze sono meschine ed i consigli miei forse troppo immaturi. In Italia parecchi mi scrivono domandandomi notizie sulla Spagna. Il Profesor Renier farà forse un lavoro sulle fonti delle novelle del Cervantes. Dietro alcune mie indicazioni il Profesor Cian illustra lo Spagnolista Conti. Ma questo mio battere gran cassa senza consolidare coi legami dello spiritu le relazioni delle due nazioni sorelle, non avrà forse frutto alcuno.

Io le sono grato, gratissimo del suo incoraggiamento. A Monaco io parlo molto di Lei. Il Weltrich, il celebre biografo dello Schiller, legge con piacere ciò ch'Ella scrisse sul Don Carlos e lo chiama un «Seltener Geist». Le lodi a Lei sembrano lodi fatte a me. Di Otto Braune e del Carriere già le ho parlato.

Un amico mio Dr. Prietsch, che lavora al British Museum in Londra, si è rivolto a me chiedendomi in qual rivista spagnuola gli potrebbe pubblicar alcuni suoi documenti importanti riguardando la Spagna. Le prego di farmi inscrivere tra gli abbonati della España Moderna. Ne pagherò sollecitamente l'imposto annuo.

Creda pure, illustre Signore, ch' è solo coll'approvazione della Spagna e sopratutto d'un uomo del suo valore, ch'io posso accingermi, scarso di mezzi e giovane come sono e privo d'ogni ausilio, ad intraprendere quella serie di lavori sulla Spagna che possano giovare a rendere simpatica e far amare questa nazione ingiustamente sconosciuta, a riannodare il legame tra fratelli e fratelli. S'io riuscirò in qualche cosa, caro Signore, io riconoscerò sempre in Lei un mio maestro ed una mia guida.

Devotissimo suo

Arturo Farinelli

TRADUCCION

Muy ilustre y querido señor: Me había resignado ya a no recibir más noticias de esa España a la que he dedicado gran parte de mi actividad y de mis estudios, cuando Vd., ilustre señor, me ha sorprendido con su preciosa carta y me ha infundido nuevo ánimo.

No le digo cuánto siento la desgracia que ha sufrido en su familia, aunque no sé de qué se trata, y cuánto he deplorado ya el desastre sucedido en su ciudad natal. Leyendo los periódicos pensaba en Vd., pero me consolaba sabiendo que estaba seguro en Madrid.

Mucho me honra Vd. queriendo hacer traducir al español mis dos primeras partes sobre España en Alemania. No hay que decir que dejo a Vd. libertad plena de ampliar, reducir o corregir; yo he reunido muchísimas adiciones que, si lo desea, le enviaré desordenadas tal como están. Vd. verá si es oportuno utilizarlas. Estaba precisamente trabajando en la continuación (que consistirá en otras cinco o seis partes) y había prometido el primer fascículo para el número de marzo de la revista de Max Koch en Berlín, cuando de pronto me llegó de Nápoles una memoria académica de Benedetto Croce: Primeros contactos entre España e Italia con el ruego de una recensión para el Giornale Storico della Letteratura Italiana. Croce promete continuar su trabajo en el período del Renacimiento (Ver las Memorie dell'Accademia Pontaniana. Napoli. Novembre, 1893), pero no tiene ni conocimiento perfecto de la literatura italiana de los primeros siglos (de la provenzal y de la catalana no habla, para él no existen Lulio, Vilanova, etc.), ni suficiente preparación en la literatura española en la que no llega más allá de Ticknor o de Amador de los Ríos. Yo le he recomendado sus obras, sobre todo su Historia de los Heterodoxos, que ni siquiera conoce (y siempre he recomendado a todos los italianos amigos sus muchos y profundos escritos), pero yo mismo tengo intención de escribir como introducción a mis estudios sobre España en Italia un contrapunto más sólido, más erudito y más legible a la obra de Croce. Le enviaré un extracto del Giornale Storico.

En un pequeño estudio (que contiene al principio un juicio injusto sobre el señor Fernández Guerra, y que Vd. recibirá), anunciaba, ya hace dos años, estos estudios.

La continuación de Alemania resultará sorprendente por los resultados a los que llegó. Estupendas son las cartas sobre España de Guillermo d'Humboldt que se publican ahora mismo; interesantísimo el estudio «Cervantes y Goethe» (inscribiría una monografía: Goethe y Cervantes). La tercera parte contiene: viajes de alemanes a España, juicios literarios sobre España y sobre la literatura española hasta Buchholz; viajes de españoles a Alemania (Andrés, Moratín, José de Viera y Clavijo, no conozco más que por el título el itinerario del Viaje científico a Alemania de Diego de Larrañaga); los españoles y la literatura alemana; traducciones de Cervantes hasta Tieck; colorido español en las obras alemanas hasta los románticos (Stürmer und Dränger, Klinger, Lenz, etc.); admiración creciente hacia Cervantes; Guillermo d'Humboldt y España; Goethe y sus primeros contactos con España; Goethe y Cervantes (Wilhelm Meister); Schíller y España, etc.

Tengo más cosas que escribirle y paso por alto el numerar áridamente cada una de las partes. A veces encuentro grandes dificultades con los libros. Imagine que no he podido hallar ni en Viena (adonde hice un viaje de quince días) ni en Munich (adonde voy con frecuencia) el Teatro nuevo español. Es probable que le importune pidiendo noticias. Andrés en una de sus «Cartas» habla de una traducción española del escrito de Federico el Grande sobre la literatura alemana, que no conozco.

He escrito a Cotta a Stuttgart (donde acaba de aparecer la última —la 5.ª— edición de las obras de Grillparzer al cuidado de Sauer) que le mandaré Estudios sobre España y sobre Lope del gran austríaco. Para los españoles citados he ayudado también yo en la última edición. Vd. conserve el volumen como recuerdo mío. La obra sobre Grillparzer y Lope está por fin imprimiéndose con toda rapidez. Me escriben de Berlín que a mediados de febrero verá la luz. Eche Vd. un vistazo, querido e ilustre señor, a las primeras hojas de introducción y diga, diga su severo, severísimo juicio. Todo lo que yo amo y aprecio a Lope se verá en la continuación de la obra y en mi estudio comparativo de conclusión. Las hojas, si es posible, puede reexpedirlas a Innsbruck. Schack ha traducido mis citas españolas. Max Koch y el mismo Sauer, otros hombres ilustres, han corregido mis deslices de lengua (es cosa muy seria, incluso con gran práctica, escribir en una lengua que no es la propia y no es romántica). Los resultados serán sorprendentes para España. Se lo repito, querido e ilustre señor: Grillparzer en temas dramáticos vale tanto como Lessing e incluso más. Nadie ha conocido y amado a Lope (el mayor poeta de España en mi opinión) mejor que él.

Si le interesa el trabajo, para no hacerle esperar le mandaré enseguida otras hojas.

Su propósito de dar desde este enero una reseña crítica suya de los trabajos relativos a España en La España Moderna (la cual, a decir verdad, aun salvando alguna buena noticia de Castelar, ofrecía hasta ahora una pobreza desoladora) me encanta. Vd. es el único que puede emprender un trabajo semejante. Verdad es que toda Europa le agradecería mucho más si, como le dije, Vd. mismo fundase, como ha hecho D'Ancona, una publicación mensual: Revista Bibliográfica de la Literatura Española. Yo no le escatimaré noticias en cuanto pueda y esté a mi alcance. Innsbruck es ciudad de montañas y no de libros. Le recomiendo, ya que estamos con las relaciones literarias, el escrito compendiadísimo: [...].º

Un trabajo sobre la novela picaresca en Alemania que Vd. encontrará entre mis adiciones, no tiene importancia crítica al lado de otro que vendrá.

Le aseguro que yo hago la más viva propaganda del estudio de España tanto en mi patria como en el extranjero; pero mis fuerzas son escasas y mis consejos quizá demasiado inmaduros. En Italia me escriben bastantes pidiéndome noticias sobre España. El profesor Renier hará quizá un trabajo sobre las fuentes de las novelas de Cervantes. Después de algunas indicaciones mías el profesor Cian ilustra al españolista Conti. Pero hacer este gran ruido de tambor sin consolidar con los lazos del espíritu las relaciones de las dos naciones hermanas, no tendrá quizá fruto alguno.

Le agradezco mucho, muchísimo los ánimos que me da. En Munich hablo mucho de Vd. Weltrich, el célebre biógrafo de Schiller, lee con agrado lo que Vd. escribió sobre el Don Carlos y le llama un «Seltener Geist» [espíritu singular]. Las alabanzas a Vd. parecen alabanzas hechas a mí. De Otto Braume y de Carriere ya le he hablado.

Un amigo mío, el Dr. Prietsch, que trabaja en el Museo Británico de Londres, se ha dirigido a mí preguntándome en qué revista española podría publicarle algunos documentos suyos importantes relativos a España.

Le ruego me haga incluir entre los suscriptores de La España Moderna. Pagaré religiosamente la cuota anual.

Créame, ilustre señor, que sólo con la aprobación de España y sobre todo de un hombre de la valía de Vd. puedo yo aprestarme, escaso de medios y joven como soy y ayuno de todo auxilio, a emprender esa serie de trabajos sobre España que puedan ayudar a hacer simpática y a hacer amar a esta nación injustamente desconocida, a reanudar los lazos entre hermanos y hermanos. Si logro alcanzar algún resultado, querido señor, reconoceré siempre en Vd. un maestro y un guía mío.

Su afectísimo,

Arturo Farinelli

 

Tomada de: Farinelli - Menéndez Pelayo, p. 22-26.

Notas